Con il primo post del blog non si poteva che partire proprio dalle basi, andando a definire il significato del termine hipster. Mettetevi comodi, sorseggiate il vostro drink e seguiteci in questa breve ma intensa discettazione dell’hipster, partendo dalle origini.

L’etimologia di Hipster

Iniziamo con l’etimologia, per sottolineare però da subito come questa è piuttosto incerta. Alcuni fanno risalire a hop, un termine in gergo per definire l’oppio, altri alla parola wolof hip, che significa vedere o ancora hipi, che significa aprire gli occhi (quest’ultimo riferimento ci piace molto).

In ogni caso, negli anni 40 sembra fu coniata la parola hipster che andò a sostituire la parola hepcat, che indicava gli appassionati di hot jazz e bebop. Di seguito la definizione che ha riservato agli hipster l’Accademia della Crusca (quelli di petaloso per intenderci):

Giovane tendenzialmente disinteressato alla politica e con velleità fortemente anticonformiste, che si riconosce per atteggiamenti stravaganti e abbigliamento eccentrico e variopinto

Dunque, nell’accezione moderna di hipster abbiamo: hip “aggiornato all’ultima moda” con il suffisso -ster che indica nella lingua inglese l’agente, chi fa qualcosa. In altre definizioni di hipster si legge anche: oppositore violento del conformismo e del consumismo, che potrebbe considerarsi un parente degenerato dell’hippy. L’appellativo degenerato ci piace molto, quindi lo sposiamo in pieno.

Un po’ di storia hipsterica

L’età aurea degli hipster viene collocata nel secondo dopo guerra, soprattutto, ovviamente negli Stati Uniti. Qui il movimento si ampliò e si legò a una certa letteratura e cultura (quella della beat generation). Come è arcinoto, membro di spicco della beat generation è Jack Kerouac (Sulla Strada è certamente l’opera più conosciuta). Il vecchio Jack definì gli hipster come:

Anime erranti portatrici di una speciale spiritualità

Ma un ulteriore collocamento culturale all’Hipster lo ha fornito Norman Mailer. Lo scrittore statunitense ha collocato il fenomeno nel quadro della Guerra Fredda e della minaccia atomica, definendo gli hipster come “soggettoni” che:

Decidevano di divorziare dalla società, vivere senza radici e intraprendere un misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell’io

In ogni caso, beat e definizioni a parte, negli ultimi anni si è registrato un ritorno prepotente della cultura hipster (o di una parte di questa). Ciò non solo negli Stati Uniti, ma anche nelle province più lontane e insignificanti dell’impero (tipo l’Italia).

Chi è l’hipster oggi

La parte dell’inquadramento sociologico è quella che ci piace meno. Il vero hipster dovrebbe sfuggire alle definizioni. Ad ogni modo, procediamo con l’individuazione in base all’attutale immaginario collettivo:

  • Borghese
  • Piuttosto benestante
  • Livello culturale medio-alto
  • Dimestichezza con la tecnologia (potremmo spingerci a definirlo “nomade digitale”)
  • Passione per il vintage nel vestire e negli accessori
  • In genere non ama molto lo sport, ma gira in bicicletta
  • Viaggia e potrebbe tendenzialmente intasare le vostre bacheche Instagram, con foto fatte con la sua Reflex
  • Ama la musica indie, alternativa, i vinili
  • Particolare predilezione per gli alcolici
  • Ultimamente si può pure aggiungere: sguardo con interesse all’agricoltura biologica e al vegetarismo o veganismo

In base a queste linee guida, decidete voi il vostro livello di hipsterismo. Aggiungiamo che in passato l’hipster venire più considerato come di genere maschile. Oggi quest’approccio può dirsi superato e anzi molte donne portano avanti la bandiera di Jack Kerouac.

Per approfondire su queste faccende sociologiche e di genere:

Geolocalizzazione dell’hipster

Infine alcune considerazioni per andare a scovare l’hipster oggi in Italia. Il Sunday Times aveva definito Bologna come città per eccellenza delle “anime erranti portatrici di spiritualità”. Pur ribadendo che l’hipster supera i confini generali, passiamo a definire un paio di “quartier generale” anche su Roma e Milano:

  • Roma: Rione Monti e in parte anche il Pigneto
  • Milano: certamente la zona dei Navigli

Se hai considerazioni, anche inutili da fare, sentiti libero di commentare questo post dandoci il tuo giudizio (che ovviamente ignoreremo).